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[1/4] Dopo Antonello, il capolavoro nascosto di Mandralisca


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– Dipartimento Regionale Lavoro –

 "Dopo Antonello,

il capolavoro nascosto

di Mandralisca"


Assessorato regionale del lavoro, della previdenza sociale, della formazione professionale e dell’emigrazione

Dipartimento regionale lavoro Servizio XI emigrazione ed immigrazione


Attività di cui all’art. 24 bis della legge regionale n. 55/80. Programma 2009

 

 


 

PREMESSA

IL MUSEO MANDRALISCA si trova nel cuore del centro storico di Cefalù, a breve distanza dalla maestosa cattedrale normanna. Sull’omonima e pittoresca via, denominata in passato "strada Badia", si erge il palazzo nobiliare che fu un tempo dimora della famiglia dei Baroni Mandralisca, da cui ebbe i natali Enrico Pirajno (5 dicembre 1809 – 15 ottobre 1864), uomo di vasta cultura e dai mille interessi umanistici e scientifici, particolarmente versato negli studi archeologici e naturalistici, che collezionò nel corso della sua vita opere d’arte, reperti archeologici, monete antiche, oggetti rari e preziosi che, nelle sue ultime volontà testamentarie, donò alla città di Cefalù insieme al suo non indifferente patrimonio costituito da terreni e immobili. Beni che, come si legge nell’interessante Testamento, dovevano essere destinati alla Fondazione di un Liceo (istituito poi nel1890), allo scopo di promuovere l’istruzione e la crescita culturale e civile della collettività. Nel 1940, con le modifiche apportate allo Statuto, la Fondazione Mandralisca fu dichiarata ente morale a finalità culturale.

Al primo piano dell’edificio, il cosiddetto Piano Nobile, si possono ammirare nella stanza d’ingresso, due bellissime consolles intarsiate del XVIII, uno splendido lampadario di bronzo dorato e cristallo di Murano, suppellettili di arredo in bronzo, avorio, porcellana, nonché l’imponente figura marmorea a mezzo busto del Barone Enrico Pirajno di Mandralisca.

Procedendo sulla destra, si accede alla ricca Biblioteca, costituita da due ambienti: la sala di consultazione e la sala del nucleo storico, contenente circa 3.700 volumi di soggetto umanistico, storico e filosofico e ancora testi di scienze naturali, religione, archeologia, numismatica, classici latini e greci, appartenuti al Barone Enrico.

Di particolare prestigio sono alcuni manoscritti di autori locali (Porpora, D’Anna ed altri), nonché rari incunaboli e cinquecentine, tra cui l’edizione della Divina Commedia commentata da Cristoforo Landino (1529).

In fondo al Piano Nobile vi è la cosiddetta Sala dell’Antonello, che prende nome dal dipinto ad olio su tavola più importante dell’intera collezione, il famoso "Ritratto d’Ignoto" di Antonello da Messina, il pittore di maggiore talento del ‘400 europeo. Il "Ritratto d’Ignoto" antonelliano eleva la Collezione Mandralisca a livello internazionale, dando lustro alla Pinacoteca e all’intero Museo.

L’atmosfera della sala enfatizza l’enigmatico sorriso e l’ironico sguardo dell’uomo ritratto, suscitando nel visitatore molteplici sensazioni: al di là degli aspetti prettamente artistici e stilistici, incrociare gli occhi con quelli dell’Ignoto di Antonello è una emozione indimenticabile.

Nell’ala destra del Piano Nobile, recentemente ristrutturata, è esposta l’importante collezione archeologica. Frutto di un’intensa attività di studio e di ricerca rigorosamente scientifica, cui il Barone dedicò sin dalla giovane età gran parte della sua vita, è costituita per lo più da varie tipologie di reperti provenienti dagli scavi che egli condusse a Lipari, ma anche da occasionale scavi effettuati a Cefalù. Della medesima sezione fa parte, anche se si trova esposto nella Sala della Cappella, il pregevole cratere del "Venditore di tonno" del IV secolo a.C., sicuramente il pezzo più importante della collezione archeologica Mandralisca. A distinguerlo dagli altri vasi della stessa tipologia presenti nella sezione archeologica è il soggetto: infatti, a differenza degli altri su cui si trovano raffigurate scene di chiara matrice mitologica, viene qui proposta una scena di vita quotidiana i cui protagonisti sono un ossuto venditore di tonno ed un anziano ed esile acquirente.


IL RITROVAMENTO DEL "SAN GIOVANNI" DI GIOVANNI ANTONIO SOGLIANI

E’ considerato il capolavoro del pittore fiorentino Giovanni Antonio Sogliani, vissuto tra il 1492 e il 1544. Il "San Giovanni", un dipinto su tavola, del tutto inedito, è stato recentemente esposto al pubblico a Cefalù presso il Museo Mandralisca, in provincia di Palermo, nel quadro dell’esposizione "Dopo Antonello, il capolavoro nascosto di Mandralisca", curata da Vincenzo Abbate, per molti anni direttore della Galleria Regionale di palazzo Abatellis e oggi responsabile delle collezioni del Museo Mandralisca. L’esposizione è stata accompagnata da un catalogo pubblicato da Silvana editoriale.

Il capolavoro della pittura fiorentina dei primi decenni del Cinquecento era stato ritrovato nei depositi e recentemente restaurato ed è un dipinto del tutto inedito. Rappresenta, per qualità e bellezza, il secondo capolavoro del Museo dopo il "Ritratto d’uomo" di Antonello da Messina.


IL PROGETTO "Dopo Antonello, il capolavoro nascosto di Mandralisca" finanziato dall’ Assessorato regionale del lavoro, della previdenza sociale, della formazione professionale e dell’emigrazione-Dipartimento regionale lavoro-, vuole essere un significativo strumento di diffusione della cultura e di promozione del Museo presso le comunità siciliane residenti all’estero.

L’evento prevede il riallestimento nelle tre sedi della esposizione realizzata al Museo Mandralisca, per celebrare la riscoperta, il restauro e l’esposizione al pubblico del capolavoro, con l’integrazione di una serie di pannelli didattici relativi al patrimonio artistico del museo e del territorio su cui insiste, e la realizzazione di conferenze tenute dal dott. Vincenzo Abbate, direttore scientifico del museo nonché curatore della mostra di Cefalù.